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La nascita dell’associazione


L’idea di costituire un’Associazione anti-incendi nasce, quasi per caso, nel 1979, da un gruppetto di radioamatori, appartenenti al “CB Club Vittorio Veneto”, abituati ad interventi altruistici di emergenza, come, nel caso di incidenti stradali, avvertire i mezzi di soccorso ed assistere gli automobilisti in difficoltà.

Da tali forme di solidarietà e di assistenza, si passa quasi spontaneamente ai primi estemporanei interventi a fianco dei proprietari dei terreni alle pendici del Monte Pizzoc (Prealpi Venete), spesso soggette ad incendi. 

Il compito della lotta contro gli incendi boschivi, era allora delegato al Corpo Forestale dello Stato, che, pur svolgendolo egregiamente, ha la difficoltà della scarsità di personale, sicchè è usuale che chieda, al bisogno, l’aiuto dei volonterosi, specie in caso di incendi di vaste proporzioni. 

Così quei sette/otto del CB Club, che già abitualmente operavano sul campo, decidono di costituire un vero gruppo di intervento, ne parlano con i componenti del Distaccamento Antincendi del Corpo Forestale dello Stato, prendono contatto con i Sindaci di Vittorio Veneto e Fregona (Pizzol e Salvador) e, nell’autunno del 1979, indicono una prima riunione nella sala consiliare del Municipio di Fregona per la raccolta delle adesioni.

Molti partecipano per curiosità, altri per autentico interesse. Viene predisposta una bozza di regolamento e il primo risultato è positivo: aderisce subito una trentina di volontari. 

Un’altra riunione, annunciata con articoli sulla stampa locale, viene indetta pochi giorni dopo a Vittorio Veneto e si arriva così a una cinquantina di adesioni.

A fine autunno del 1979, il Gruppo è chiamato al suo primo intervento per domare un incendio che si è sviluppato a Vittorio Veneto, lungo il costone montuoso che sovrasta Serravalle.

Si susseguono chiamate di emergenza (anche tre in una notte) per spegnere incendi a Revine, Tarzo, Cordignano, sempre in collaborazione con  il C.F.S. (che fornisce in prestito ai Volontari alcuni ‘flabelli’ un po’ meno rudimentali delle frasche per battere il fuoco).

Arrivano aiuti (qualcuno anche in denaro) dai Comuni: le prime tute ignifughe (di colore verde) sono portate dal Sindaco di Tarzo.

Si comincia dunque ad operare su tutto l’arco pedemontano (in particolare nei territori comunali di Vittorio Veneto, Tarzo, Revine, Fregona, Sarmede, Cappella Maggiore e Cordignano)*.

Fa un po’ sorridere vedere le fotografie dei primi interventi, soprattutto confrontando l’abbigliamento alquanto approssimativo di allora con le combinazioni d’intervento oggi in dotazione. All’inizio, come protezione individuale, i Volontari usavano caschetti da muratore, fazzoletti bagnati per proteggere in qualche modo naso e bocca dal fumo, e qualche tuta rimediata tra quelle dismesse dall’Esercito.

Per non parlare delle attrezzature: i flabelli (fatti in casa, con fettucce, ritagliate da vecchi copertoni, fissate con fil di ferro ad un bastone di legno), erano, in pratica, i soli ausili nei primi interventi e servivano a battere il terreno nel tentativo di soffocare le fiamme; poi furono acquistati i primi “soffiatori” e le torce elettriche per gli interventi notturni; solo molti anni più tardi arrivarono motopompe, lance, naspi e manichette.

* Successivamente, essendo sorta un’analoga Associazione di Volontari a Revine-Lago (1981), viene stabilito che a questa venga assegnata la giurisdizione anche sul territorio di Tarzo.